IL BORGO CASTELLANO

Residenza d'epoca in Toscana

CHI SIAMO

Piccolo borgo toscano

GARGONZA, situata nelle colline della Toscana, è un borgo fortificato del Ducento, proprio come quelli che avremmo voluto costruire da bambini sul pavimento della nostra camera, passando ore a sistemare la torre e i pozzi…

da Psychanalyse de la maison di O.Marc

I dintorni di Gargonza

LE GEMME DELLA TOSCANA

la nostra storia

Dal duecento a oggi

Dante Alighieri vi passò i primi giorni del suo esilio nel 1303 e già nel XV secolo, sotto il Governo di Firenze, Gargonza, nel 1300 fu un borgo fortificato in mando ai Ghibellini e dal 1444 divenne per 300 anni una comunità agricola dedita ai boschi e “governata” da sapienti civici statuti che regolavano la vita di questa piccola comunità agricola. “Sentito Dante camminando con gran celerità ne venne a Siena; quivi intesa chiaramente la sua calamità, non vedendo alcun riparo, deliberò accozzarsi con gli altri usciti: e il primo accozzamento fu in una congregazione delli usciti, la quale si fe’ a Gargonsa, dove, trattate molte cose, finalmente fermaro la sedia loro ad Arezzo, e quivi ferono campo grosso, e crearono loro capitano generale il conte Alessandro Da Romena, ferono dodici consiglieri, del numero de’ quali fu , e di speranza in speranza stettero per infino all’anno 1304.” (Leonardo Bruni “La vita di Dante Alighieri”)

Dante Alighieri a Gargonza

Le prime notizie di Gargonza sono del 1150, quando viene citato un castello fortificato sulla strada che da Arezzo porta a Siena: è lo stesso castello dove Dante trascorse alcuni giorni del suo esilio nel 1304. Appartiene ai Conti Ubertini, famiglia Vescovile di Arezzo. Durante questo periodo Gargonza viene scelta come luogo di congregazioni dei Ghibellini fuoriusciti da Firenze e da Arezzo ed è qui che Dante Alighieri passa durante il suo lungo esilio da Firenze.

Passaggio a Siena

Nel 1381 Giovani Azzone degli Ubertini vende per 4000 fiorini il borgo e le sue terre alla Repubblica di Siena. I Senesi rimangono per soli 4 anni ma hanno il tempo di fortificare tutto il borgo costruendo la Torre medioevale oltre all’arco d’ingresso, rendendo così il borgo protetto.

La Repubblica Fiorentina

Nel 1385 passa però alla Repubblica Fiorentina la quale mantiene l’indipendenza di Gargonza e dei suoi abitanti i quali hanno pieno controllo sul proprio territorio. È qui che vengono così scritti gli Statuti che sanciscono la definizione di Gargonza a “Comunello”. Il parlamento dei Gargonzini era nella Pieve di SS. Tiburzio e Susanna in Gargonza.
L’indipendenza regge fino al 1433 quando la Repubblica Fiorentina impone il “Catasto” sui prodotti agricoli. Dopo vari scontri, I Fiorentini hanno la meglio e distruggono interamente il borgo lasciando però intatti la Torre e l’arco d’ingresso.

Gli Statuti di Gargonza

Gli Statuti erano delle vere proprie “Costituzioni” che regolavano l’attività degli abitanti del borgo e venivano ben elencate le varie figure di spicco dell’amministrazione civica. Gli abitanti si distinguevano in “Terrazzani” che avevano alcune prerogative rispetto a chi non lo era, per esempio sulle proprietà delle case e sui frutti del bosco. La comunità nominava i propri “Priori” che restavano in carica per tre mesi. A questi si aggiungevano la temutissima figura del “Camerlengo” che si occupava di riscuotere le tasse.
Dalla Repubblica Fiorentina ai Marchesi Lotteringhi della Stufa ed ai Marchesi Corsi.

Nel 1458 Gargonza viene assegnata ai Marchesi Lotteringhi della Stufa ed il borgo si avvia lentamente ad una vita più regolare, dato che le contese sui confini tra le province di Siena, Firenze ed Arezzo erano terminate.
Continua però il periodo degli Statuti e nel 1700 oltre ai ruoli di Priore e Camerlengo si aggiungono altri uffici civili, come quello del Vicario, del Messo, del Campaio e del Massaio delle Stime. Il Vicario si occupava di dirimere le controversie sulla base del diritto “consuetudinario” che vigeva all’epoca mentre il Messo era l’organo addetto alla sicurezza della comunità per furti e danni. Il Campaio era colui che gestiva l’attività agricola della comunità coordinando i vari lavori mentre il Massaio delle Stime era la persona che si occupava del controllo sul prezzo del raccolto e sul buon funzionamento del mulino. Il Guardia, infine, si occupava di controllare il buon mantenimento delle “Selve” (boschi).
Tramite una dote ricevute per un matrimonio tra un discendente della famiglia Corsi e quella dei Marchesi della Stufa il borgo e le sue terre passano alla famiglia Corsi Salviati nel 1696.
Nel frattempo la vita agricola si sviluppa sempre di più e si uniscono alle figure sopra descritte quella dell’Oste il quale aveva l’obbligo di vivere nel borgo per poter continuare a produrre il pane. Se usciva avrebbe perso questo diritto.

1150

Le prime notizie di Gargonza sono del 1150, quando viene citato un castello fortificato sulla strada che da Arezzo porta a Siena: è lo stesso castello dove Dante trascorse alcuni giorni del suo esilio. Conteso da Guelfi e Ghibellini, nel XV secolo il Castello di Gargonza è conosciuto come borgo di una comunità dedita alla cura dei boschi e alla produzione della lana.

XVII sec.

E’ solo alla metà del XVII secolo che nasce una fattoria organizzata con terreni condotti a mezzadria su una superficie abbastanza vasta di novecento ettari. In seguito all’esodo rurale cessò la sua attività mezzadrile.

1970

Dopo due secoli fiorenti, nella prima metà del Novecento, il Castello è abbandonato dalla comunità che cerca migliore fortuna nelle città. Attorno al 1970, Roberto Guicciardini Corsi Salviati, proprietario di Gargonza, si dedica al suo restauro, nel pieno rispetto della memoria del passato per riportare a vita quotidiana uno dei più bei borghi della Toscana.

 

Le case di gargonza

Non è un caso che le suite di questo borgo toscano siano ispirate dagli antichi abitanti: Argentina, Boccio, Niccolina e, con loro, tanti altri meravigliosi personaggi. Le abitazioni rispecchiano la genuinità della gente di Gargonza che vi abitò, legando ad esse il proprio nome; racchiusi nelle antiche mura le abitazioni hanno l’impronta della vita contadina che prudenti restauri hanno custodito. Se troverete delle scale ripide di legno o delle camere scavate nella pietra, fumosi e anneriti caminetti o piccole finestre affacciate sul bosco, tutto ciò fa parte della nostra storia.