Un weekend in bicicletta tra le colline del Chianti

due itinerari per amanti della bicicletta da fare in chianti

Pronti a godere al massimo la bella stagione?

Il Chianti è bello tutto l’anno ma le temperature più miti permettono di percorrerlo in lungo e in largo anche in bicicletta.

Con le sue colline ondulate, i pittoreschi vigneti e i borghi medievali incantevoli, il Chianti offre un contesto idilliaco per ciclisti che cercano sia attività fisica che bellezza naturale.

Ecco qualche idea di itinerario da vivere durante i mesi più miti.

Primo giorno del weekend in bici nel Chianti

  • Mattina: Inizia il tuo viaggio da una località di base come Greve in Chianti o Castellina in Chianti. Se non sei già equipaggiato, noleggia una bicicletta da uno dei negozi locali e assicurati che sia adeguatamente attrezzata per il tuo giro.
  • Metà Mattina: attraversa la campagna panoramica pedalando lungo strade tortuose fiancheggiate da vigneti e uliveti. Goditi l’aria fresca e le viste mozzafiato mentre ti avvii verso la tua prima destinazione.
  • Tarda Mattinata: visita una cantina locale per un tour guidato e un’esperienza di degustazione di vini. Scopri il processo di vinificazione, assaggia alcuni dei rinomati vini del Chianti e concediti uno spuntino leggero per ricaricarti per il viaggio che ti attende.
  • Pomeriggio: continua la tua avventura in bicicletta attraverso la campagna, esplorando sentieri nascosti e ammirando le bellezze della Toscana rurale. Fai delle soste lungo il percorso per scattare foto dei paesaggi mozzafiato e per ricaricarti.
  • Sera: raggiungi il tuo alloggio per la notte, che sia un accogliente agriturismo o un affascinante bed and breakfast. Rilassati e distenditi dopo una giornata in bicicletta, gustando una deliziosa cena con specialità tipiche toscane abbinate a vini squisiti.

Secondo giorno del weekend in bici nel Chianti

  • Mattina: riposato ed energico per un altro giorno di esplorazione, goditi una colazione abbondante per caricarti per la giornata che ti aspetta.
  • Metà Mattina: riprendi il tuo viaggio in bicicletta, questa volta dirigendoti verso la cittadina collinare di Radda in Chianti. Pedala lungo sentieri panoramici e sentieri boschivi, immergendoti nella tranquillità e nella bellezza dei dintorni.
  • Tarda Mattinata: a Radda in Chianti prenditi del tempo per passeggiare per le strade acciottolate del centro storico. Ammira l’architettura medievale, sfoglia i negozi artigianali e magari fermati per un caffè in un caffè locale.
  • Pomeriggio: Dopo aver esplorato Radda, torna in sella alla tua bicicletta e continua il tuo giro attraverso la campagna, facendo ritorno al punto di partenza. Lungo il percorso, fai deviazioni per visitare altri villaggi affascinanti o luoghi di interesse che catturano la tua attenzione.
  • Tardo Pomeriggio: restituisci la bicicletta in affitto e prenditi un momento per riflettere sulla tua avventura in bicicletta tra le colline del Chianti. Che tu sia un ciclista esperto o un semplice appassionato, questo weekend offre un perfetto mix di attività all’aperto, immersione culturale e bellezza naturale.
  • Sera: mentre il tuo weekend giunge al termine, concediti una cena finale in una trattoria locale, gustando i sapori della cucina tradizionale toscana una volta prima di rientrare a casa.

Itinerario in bicicletta nel Chianti, partendo da Siena

Le colline del Chianti, con i loro paesaggi mozzafiato, i borghi medievali e le cantine storiche, sono una destinazione ideale per un weekend in bicicletta all’insegna del ciclismo e della natura.

Questo itinerario, adatto a ciclisti di livello intermedio, vi porterà alla scoperta dei luoghi più suggestivi della zona, tra panorami incantevoli e degustazioni di vini pregiati.

Giorno 1

  • Partenza da Siena: Arrivati a Siena, imboccate la Strada Provinciale 408 in direzione di Greve in Chianti.
  • Greve in Chianti: Dopo circa 20 km, raggiungerete Greve in Chianti, il cuore del Chianti Classico. Conoscete il borgo, visitate la sua famosa piazza e le sue botteghe artigiane.
  • Per il pranzo, fermatevi in una delle tante trattorie tipiche del borgo e gustate i piatti della tradizione toscana.
  • Nel pomeriggio, continuate il vostro viaggio in direzione di Panzano in Chianti, percorrendo la Strada Provinciale 222.
  • A Panzano, visitate la famosa macelleria di Dario Cecchini e assaggiate i suoi salumi e la sua carne pregiata.
  • Cena in agriturismo con vista sulle colline del Chianti.

Giorno 2:

  • Partenza da Panzano: In mattinata, imboccate la Strada Provinciale 101 in direzione di Radda in Chianti.
  • Visitate il borgo di Radda in Chianti, con il suo castello medievale e le sue mura merlate.
  • Pranzo in una trattoria tipica di Radda in Chianti.
  • Nel pomeriggio, continuate il vostro viaggio in direzione di Castellina in Chianti, percorrendo la Strada Provinciale 125.
  • Visitate il borgo di Castellina in Chianti, con il suo museo del vino e le sue enoteche.
  • Degustazione di vini in una cantina del Chianti Classico.
  • Rientro a Siena in bicicletta o in treno.

Consigli per un itinerario in bicicletta nel Chianti

  • Per un itinerario più impegnativo, potete aggiungere al vostro percorso la salita al Passo della Consuma.
  • Se preferite un itinerario più rilassato, potete scegliere di percorrere solo una parte del percorso in bicicletta e utilizzare il treno o l’autobus per gli spostamenti più lunghi.
  • Prenotate in anticipo il vostro alloggio, soprattutto se viaggiate in alta stagione.
  • Portate con voi acqua e cibo sufficienti per l’intera giornata.
  • Indossate un abbigliamento comodo e adatto al clima.
  • Rispettate il codice della strada e le regole di sicurezza.

Un weekend in bicicletta tra le colline del Chianti è un’esperienza indimenticabile che vi permetterà di scoprire la bellezza di questa terra unica al mondo.

Il fascino del Valdarno: un territorio da scoprire

i 10 luoghi imperdibili in Valdarno

Il Valdarno è un’area geografica della Toscana che si estende tra la Provincia di Arezzo e la Città Metropolitana di Firenze.
Questa valle percorsa dall’Arno è ricca di storia, cultura e paesaggi suggestivi.
Ecco 10 luoghi imperdibili da visitare.

1. Castello di Gargonza

Partiamo giocando in casa con il nostro borgo e dimora caratteristici, dove potete trascorrere un indimenticabile soggiorno.

Gargonza è infatti un castello medievale perfettamente conservato, situato su un poggio panoramico che offre visite guidate, degustazioni di vini e prodotti tipici, eventi e matrimoni.

2. Abbazia di Vallombrosa

Un’abbazia millenaria immersa in una foresta di abeti, importante luogo di culto e di spiritualità che ospita una biblioteca con preziosi manoscritti antichi.

Fondata nel XII secolo, questa abbazia è immersa nella natura rigogliosa del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Oltre alla bellezza dell’edificio stesso, i visitatori possono godere di meravigliose passeggiate nei dintorni e ammirare la tranquillità del luogo.

3. Riserva Naturale di Santa Maria in Alpe

Un’oasi di pace e di natura incontaminata, ideale per passeggiate, trekking e pic-nic.

La riserva ospita una ricca varietà di flora e fauna.

4. La città di Arezzo

Una città ricca di storia e di arte, con un centro storico medievale ben conservato.

Da visitare la Pieve di Santa Maria, il Duomo e la Casa Vasari.

5. Ponticino

Un borgo medievale situato sul fiume Arno, famoso per il suo ponte romanico e per le sue botteghe artigiane.

Il borgo di Ponticino è il luogo ideale per passeggiare e per gustare la cucina tipica toscana.

6 Il Museo Masaccio

Situato ad Arezzo, questo museo ospita opere d’arte del famoso pittore rinascimentale Masaccio, originario della regione del Valdarno. È un luogo ideale per gli amanti dell’arte che desiderano conoscere meglio il lavoro di questo importante maestro del Rinascimento.

7. La Pieve di San Pietro a Gropina

Questa pieve romanica si trova nei pressi di Loro Ciuffenna e rappresenta uno dei migliori esempi di architettura religiosa medievale della zona. L’interno della chiesa è adornato da affreschi di grande valore storico e artistico.

8 Il borgo caratteristico di Loro Ciuffenna

Immaginate un villaggio dove il tempo sembra essersi fermato quando ancora si utilizzava l’energia dell’acqua. Qui, alle pendici del Pratomagno, il fiume Ciuffenna muove ancora le pale di un mulino costruito su un masso. È uno dei mulini ad acqua ancora funzionanti più antichi della Toscana, e l’unico rimasto dei 14 mulini lungo il fiume.

Risalente all’anno 1000, è ancora utilizzato per la produzione di farine di grano, mais e castagne.

Loro Ciuffenna – uno dei “Borghi più belli d’Italia” – si concentra attorno a questo mulino e alla torre civica il cui orologio da secoli scandisce le giornate degli abitanti del posto. Un ponte romanico in pietra, detto ponte vecchio, unisce le due sponde del fiume. Una piacevole passeggiata si può fare lungo le strade ed i camminamenti che costeggiano l’acqua corrente, con un’atmosfera familiare in questo piccolo centro rurale circondato dai boschi.

D’estate l’acqua del fiume particolarmente fresca è meta di tanti per cercare il refrigerio alla calura.

9. Il Parco del Pratomagno

Questo massiccio montuoso offre spettacolari vedute panoramiche sulla Valdarno e sulle montagne circostanti. È il luogo ideale per gli amanti dell’escursionismo e del trekking, con una rete di sentieri che si snodano attraverso boschi, prati alpini e antichi borghi.

10. Le balze del Valdarno

Non tutti lo sanno ma c’è una parte della Toscana che sembra gemellata con l’Arizona.
Nel Valdarno superiore (in particolare nel comune di Reggello) si trovano infatti picchi rocciosi, pinnacoli che possono raggiungere i 100 metri di altezza e profonde gole: le formazioni rocciose argillose conosciute come le Balze del Valdarno danno vita a scorci insoliti e affascinanti che ti aspetteresti di vedere in un viaggio alla scoperta del Grand Canyon nei parchi americani.

Chiamate anche “smotte“, le falesie di questa zona sono un geotopo caratteristico e rappresentano uno spettacolo naturale che stupisce chiunque ne sia testimone: Leonardo da Vinci ne rimase talmente affascinato da prendere gli aspetti unici di questo paesaggio e utilizzarli come sfondo per la sua opera più famosa, la Monna Lisa.

Le Balze non costituiscono solo uno spettacolare sfondo paesaggistico, ma anche un habitat dal valore naturalistico unico tutelato dall’Area Naturale Protetta di Interesse Locale.

Il sentiero del torrente Zolfina è uno dei sentieri escursionistici che permette di ammirare meglio lo spettacolo delle Balze. Si tratta di un facile itinerario ad anello che parte e termina in uno dei Borghi più belli d’Italia, Castelfranco di Sopra, e prende il nome da una sorgente di acqua Zolfine lambita dall’itinerario. La valle ha i toni tipici della campagna toscana, con frutteti e vigneti. Verso metà del percorso si incontra una strada che conduce al piccolo e delizioso borgo arroccato di Piantravigne.

Oltre a questi luoghi imperdibili, il territorio del Valdarno offre molte altre attrazioni, come borghi medievali, pievi romaniche, castelli e ville.

La zona è inoltre rinomata per la sua produzione di vino Chianti e per la sua cucina tipica.

Strada del vino: la Chiantigiana passa anche vicino ad Arezzo

cosa fare lungo la strada chiantigiana vicino ad Arezzo

La Strada del vino in Chianti, la Chiantigiana (o semplicemente la SR 222), è la strada che collega Firenze a Siena: uno dei percorsi automobilistici più belli d’Italia, passando per acri e acri di vigneti che producono il famoso Chianti Classico DOCG.

Il Chianti è da più di tre secoli una delle regioni vinicole più importanti d’Italia.
Fu qui che la famiglia del Granduca di Toscana iniziò a coltivare la vite nel corso dei secoli XVIII e XIX nella regione che sarebbe diventata il moderno Chianti.

La Chiantigiana si snoda con una serie di zig zag con incantevoli panorami della campagna toscana, affascinanti borghi medievali e, naturalmente, deliziosi vini da degustare.

Per un tour davvero stimolante della Chiantigiana, prenditi il ​​tempo per visitare almeno alcune delle antiche città lungo il percorso e visitare i vigneti. La maggior parte delle aziende vinicole sono aperte al pubblico, ma controlla attentamente prima della visita per evitare delusioni.

Qual è il periodo migliore per percorrere la strada del vino Chianti?

Il periodo migliore dell’anno per visitare la Toscana è durante la vendemmia di settembre o poco prima di vedere le viti piegarsi sotto il peso delle uve Sangiovese in maturazione, la varietà da cui viene prodotto il Chianti Classico.

Un altro buon motivo per andare a settembre è partecipare ad una delle sagre locali che celebrano la vendemmia, come Vino al Vino, che si tiene la terza settimana di settembre, nel piccolo comune di Panzano, dove si possono degustare numerosi vini locali. al bicchiere.

Che cosa fare lungo la Chiantigiana

  • Visitare le cantine: la Strada del Vino ospita numerose cantine, dove si possono degustare i vini locali e conoscere il processo di produzione del vino. Molte cantine offrono anche visite guidate dei vigneti e delle strutture di produzione.
  • Degustare il cibo locale: Vinsanto del Chianti Classico DOC, liquore invecchiato fino a 5 anni in piccole botti di legno chiamate “caratelli” e prodotto da uve Malvasia bianca e Trebbiano; la carne di Chianina, pasta tirata a mano e salumi, tra cui il maiale, il cinghiale e il maiale di cinta senese.
  • Esplorare i borghi: sono caratterizzati da strade strette, case con i tetti a tegole rosse e chiese antiche.
  • Fare escursioni: La Strada del Vino è un paradiso per gli amanti dell’escursionismo. Ci sono sentieri per tutti i livelli di difficoltà, che attraversano vigneti, boschi e prati.
  • Visitare i castelli: Lungo la Strada del Vino si trovano numerosi castelli, con una piccola deviazione verso Arezzo potete trovare anche il Castello di Gargonza con il suo borgo tipico.
  • Andare in bicicletta: La Strada del Vino è un’ottima destinazione per gli amanti della bicicletta. Ci sono piste ciclabili per tutti i livelli di difficoltà, che offrono panorami mozzafiato sulle colline e sui vigneti.
  • Relax: un luogo ideale per rilassarsi e godersi la pace e la tranquillità della campagna. Ci sono numerosi agriturismi e hotel che offrono un’atmosfera accogliente e un servizio impeccabile.

Come pianificare il tuo viaggio lungo la Chiantigiana

Ecco alcuni suggerimenti per pianificare il tuo viaggio sulla Strada del Vino:

  • Scegli il periodo migliore per viaggiare: la Strada del vino è bella da visitare tutto l’anno, ma i periodi migliori sono la primavera e l’autunno, quando il clima è mite e i vigneti sono in fiore o in frutto.
  • Prenota il tuo alloggio in anticipo: la Chiantigiana è una destinazione turistica popolare, quindi è importante prenotare il tuo alloggio in anticipo, soprattutto se viaggi durante l’alta stagione. Puoi approfittarne per un soggiorno unico in un castello.
  • Noleggia un’auto: il modo migliore per esplorare la Strada del Vino è in auto, se arrivi in treno o aereo assicurati di avere un’auto a disposizione per poterti fermare dove vuoi e di visitare le cantine e i borghi che ti interessano di più.
  • Indossa scarpe comode: se prevedi di fare escursioni o passeggiate, indossa scarpe comode e vestiti a strati.
  • Porta con te una macchina fotografica: la Strada del Vino è un luogo davvero pittoresco, quindi non dimenticare di portare con te una macchina fotografica per immortalare i tuoi ricordi.

I borghi da visitare lungo la Strada del Vino

Ecco alcuni dei nostri preferiti:

  1. Greve in Chianti
    Greve, una delle principali città mercato del Chianti, trasuda storia, dal suo monastero francescano nel centro storico al mercato sulla piazza principale triangolare, dove i commercianti hanno venduto le loro merci nel corso dei secoli.
  2. Castello di Verrazzano
    Visita i vigneti e le cantine di questo antico castello, risalente al XII secolo, per degustare vini classici, oli d’oliva e aceto balsamico. Ci sono anche deliziosi giardini tardo-rinascimentali in cui passeggiare.
  3. Panzano in Chianti
    Questa piccola città tra Castellina e Greve, colonizzata per la prima volta dagli Etruschi, è dominata da un castello dell’XI secolo, un’escursione verso la quale, attraverso le strade acciottolate, vale la pena. La piazza della città è affascinante, un luogo dove trascorrere il tempo guardando gli anziani locali che giocano a carte sorseggiando un Prosecco o gustando un gelato fatto in casa.
  4. Castellina in Chianti
    Castellina in Chianti è uno spettacolo da vedere, seduta sul suo alto crinale. Si pensa sia stata costruita sui resti di un insediamento romano. Ma sono la fortezza del XIV secolo e la chiesa di San Salvatore del XVI secolo che i visitatori di oggi vengono ad ammirare.
  5. Radda in Chianti
    L’antica città mercato di Radda è stata fondamentale per le fortune del Chianti e rimane una comunità immersa nell’industria del vino. Passeggia per le strade acciottolate per ripercorrere la storia di questa città nel corso dei secoli, nelle mura della città vecchia, nel Palazzo del Podestà e nella Propositura di San Niccolò.
  6. Gaiole in Chianti
    La rivista americana Forbes ha messo questa affascinante città in cima alla lista dei luoghi più idilliaci in cui vivere d’Europa.

Esperienze enogastronomiche in Toscana: Tour dei vigneti e degustazioni

Tour enogastronomici in Toscana

Cosa sono i percorsi enogastronomici?

I percorsi enogastronomici sono itinerari che permettono di scoprire e apprezzare le tradizioni culinarie e vitivinicole di una determinata regione o territorio.

Questi percorsi offrono la possibilità di visitare aziende agricole, cantine, frantoi e altre realtà produttive, dove è possibile degustare e acquistare prodotti tipici locali.

Inoltre, durante questi itinerari è possibile partecipare a degustazioni guidate, corsi di cucina, visite ai mercati e festival enogastronomici, che consentono di immergersi completamente nella cultura e nella storia del luogo.
I percorsi enogastronomici rappresentano un’opportunità unica per conoscere e apprezzare la qualità e l’autenticità dei prodotti locali, nonché per vivere un’esperienza indimenticabile nel mondo della gastronomia.

Tour enogastronomico in Toscana  in 2 giorni

Un tour enogastronomico di due giorni in Toscana è un’esperienza culinaria e vinicola mozzafiato.
Durante questi due giorni, avrai l’opportunità di immergerti nella cultura enogastronomica toscana, visitando rinomate cantine vinicole e degustando alcuni dei vini più pregiati al mondo.

Avrai anche la possibilità di assaggiare i piatti tradizionali toscani, come la ribollita, la bistecca alla fiorentina e la pappa al pomodoro.
Potrai visitare affascinanti città e borghi toscani, come Firenze, Siena e San Gimignano, che offrono una combinazione perfetta tra arte, storia e delizie culinarie. Questo tour enogastronomico di due giorni in Toscana ti lascerà con ricordi indimenticabili e una profonda comprensione della ricchezza culinaria e vinicola di questa regione.

Quali esperienze culinarie fare in Toscana

Entra nei pittoreschi paesaggi della Toscana, dove dolci colline sono adornate da vigneti che si estendono a perdita d’occhio.
È qui, in questo ambiente idilliaco, che ti attende un’avventura gastronomica.
La Toscana, rinomata per il suo ricco patrimonio culinario, è da tempo una mecca per gli appassionati di enogastronomia.
La regione vanta una serie di vigneti che producono alcuni dei migliori vini del mondo: dal prestigioso Chianti Classico al robusto Brunello di Montalcino, i vini toscani testimoniano la passione e la dedizione dei suoi viticoltori.
Ma questa esplorazione dei vigneti toscani non significa semplicemente sorseggiare vino: è un’esperienza sensoriale che ti immerge nel cuore della cultura italiana.
I vigneti offrono uno scenario meraviglioso per una piacevole passeggiata, permettendoti di immergerti nella bellezza della campagna toscana mentre impari il processo di vinificazione.
In ogni vigneto avrai l’opportunità di deliziare il tuo palato con degustazioni degli squisiti vini prodotti in loco.
Guidato da esperti sommelier, imparerai ad apprezzare le sfumature e la complessità di ogni sorso, dalle delicate note di frutta e fiori ai sottili sentori di rovere e spezie.
Queste degustazioni sono una porta d’accesso alla scoperta dell’abilità artistica che sta nella realizzazione della bottiglia di vino perfetta.

Abbinamenti della tradizione toscana: alla scoperta dei classici

Quando si parla di abbinamenti tradizionali toscani, ci sono alcuni abbinamenti classici che hanno resistito alla prova del tempo.

  • Uno di questi abbinamenti è il matrimonio tra il Chianti Classico e la bistecca alla fiorentina, una deliziosa bistecca alla fiorentina.

I sapori decisi della bistecca si sposano perfettamente con le note robuste e fruttate del Chianti Classico, creando un equilibrio armonioso al palato.

  • Altro abbinamento classico è il pecorino con la Vernaccia di San Gimignano.
    Il Pecorino, un formaggio di latte di pecora dal sapore ricco e piccante, si abbina magnificamente con il vino Vernaccia frizzante e rinfrescante.
    La consistenza cremosa del formaggio è esaltata dalle sfumature agrumate del vino, creando una deliziosa combinazione che è allo stesso tempo indulgente e rinfrescante.
  • Nessuna esplorazione degli abbinamenti tradizionali toscani sarebbe completa senza menzionare il Vin Santo e i cantucci. Il Vin Santo, un vino dolce da dessert ottenuto da uve appassite, viene spesso gustato insieme ai cantucci, biscotti alle mandorle. I sapori di nocciola dei cantucci completano la dolcezza mielata del Vin Santo, rendendolo il finale perfetto per ogni pasto toscano.

Abbinamenti di vini: come sbloccare l’abbinamento perfetto

Sebbene gli abbinamenti tradizionali mantengano il loro fascino, c’è anche l’opportunità di esplorare oltre questi classici e sbloccare nuove combinazioni di sapori.

  • Quando si parla di abbinamenti di vini in Toscana, non si sbaglia mai con i piatti di pesce abbinati al Vermentino. La frizzante acidità e le note minerali del Vermentino tagliano la ricchezza dei piatti di pesce come i gamberi alla griglia o gli spaghetti alle vongole (pasta alle vongole), creando un contrasto rinfrescante sul vostro palato.
  • Se cerchi qualcosa di più sostanzioso, prova ad abbinare un vino Super Tuscan deciso e corposo con un piatto ricco e saporito come il ragù di cinghiale. I sapori robusti del vino resistono ai sapori selvaggi del cinghiale, creando un abbinamento perfetto per la cucina.
  • Per i più golosi, il Moscato d’Asti è il compagno perfetto di dolci come il panforte o i ricciarelli. La natura leggera ed effervescente del Moscato d’Asti bilancia la ricchezza di queste dolci prelibatezze, lasciandoti con una combinazione armoniosa che soddisferà le tue voglie.

Oltre la Toscana: influenze globali e abbinamenti fusion

Sebbene i vini toscani siano indubbiamente eccezionali da soli, si prestano bene anche ad abbinamenti fusion che incorporano sapori globali.

Un esempio è l’abbinamento del Sangiovese con il sushi: la brillante acidità e le note di frutti rossi del Sangiovese completano i delicati sapori del sushi, creando una combinazione inaspettata ma deliziosa.

Se ti senti avventuroso, prova ad abbinare un audace rosso toscano come il Brunello di Montalcino con il curry indiano piccante. I tannini del vino aiutano a smorzare il calore del curry, mentre i sapori complessi di entrambi gli elementi creano un’esplosione di gusto al palato.

Infine, per chi preferisce le opzioni vegetariane, un vino bianco frizzante e aromatico come la Vernaccia di San Gimignano si abbina magnificamente a piatti come l’insalata caprese o il risotto alle verdure.

Le note fresche ed erbacee della Vernaccia esaltano i sapori naturali delle verdure, creando un abbinamento leggero e rinfrescante, perfetto per le cene estive.
Nei vigneti toscani non mancano le delizie culinarie da scoprire. Dagli abbinamenti tradizionali che hanno resistito alla prova del tempo alle innovative combinazioni fusion che spingono i confini, il mondo delle degustazioni di vini toscani offre qualcosa per ogni palato.

Sport nel castello: com’erano i tornei medievali

com'erano gli sport e i tornei medievali che si tenevano nei castelli di una volta

Il castello medievale, con le sue mura imponenti e i passaggi nascosti, racchiude tra le sue antiche pietre una miriade di storie.
Quando pensiamo a queste magnifiche strutture, spesso vengono in mente storie di cavalieri dalle armature scintillanti, battaglie epiche e grandi feste.

Ma in mezzo a tutta la cavalleria e la guerra, c’era anche spazio per alcune belle attività atletiche vecchio stile.

Il torneo medievale: uno spettacolo di abilità e coraggio

Il torneo medievale era uno spettacolo accattivante che metteva in mostra le abilità impressionanti e l’incrollabile coraggio dei cavalieri. Questi eventi si tenevano in grandi castelli, dove i partecipanti si impegnavano in varie gare per mostrare la loro abilità nel combattimento, nell’equitazione e nel tiro con l’arco.

Organizzati da nobili signori, i tornei attiravano grandi folle che osservavano con impazienza i cavalieri rivestiti di scintillanti armature che si sfidavano con le lance, dimostrando la loro forza e agilità.

Il torneo non era solo una dimostrazione di forza fisica: richiedeva anche pensiero strategico e riflessi pronti. I cavalieri gareggiavano in abili giochi a cavallo, come la quintana, in cui miravano a colpire un bersaglio mentre cavalcavano ad alta velocità.

Questi tornei non erano semplici competizioni, erano anche incontri sociali che riunivano persone di ogni ceto sociale. Gli spettatori gioivano e applaudivano i loro cavalieri preferiti, godendosi lo spettacolo mentre si concedevano cibi e bevande deliziosi.

Il torneo medievale era una prova di abilità, valore e onore.
Celebrava gli ideali della cavalleria e offriva intrattenimento sia ai partecipanti che agli spettatori.

Che cos’era la giostra medievale: il momento clou di ogni torneo

La giostra era senza dubbio il momento clou di ogni torneo medievale. Questa competizione iconica metteva in mostra il coraggio, l’abilità e la forza dei cavalieri mentre si caricavano l’un l’altro a cavallo. L’obiettivo era semplice: spodestare l’avversario con un solo colpo.

Mentre la folla tratteneva il fiato, i cavalieri si preparavano per il loro momento di gloria. Rivestiti con armature scintillanti e adornati con i colori della loro casata, montavano sui loro potenti destrieri. La tensione nell’aria era palpabile mentre prendevano posizione alle estremità opposte del campo di giostra.

Lo scontro era inevitabile e quando arrivava era uno spettacolo da vedere.

La vittoria spettava al cavaliere che rimaneva saldamente seduto in sella mentre l’avversario crollava a terra: era un momento che poteva definire la reputazione e l’onore di un cavaliere.

La giostra continuava finché un cavaliere non usciva vittorioso o finché entrambi i combattenti non avevano esaurito la scorta di lance. Non era raro che i cavalieri si impegnassero in più round o addirittura partecipassero a tornei a squadre in cui diversi cavalieri gareggiavano l’uno contro l’altro.

Oltre la lotta: lo sfarzo e l’intrattenimento dei tornei

I tornei medievali non riguardavano solo i combattimenti stessi, erano grandi spettacoli che offrivano una miriade di intrattenimento sia per i partecipanti che per gli spettatori. Questi eventi erano un’opportunità per i cavalieri di mostrare le loro abilità, ma fornivano anche una piattaforma per i nobili per mostrare la loro ricchezza e potere.

I musicisti suonavano brani vivaci, aggiungendo all’atmosfera festosa. Stendardi colorati sventolavano al vento, rappresentando casate nobili e cavalieri provenienti da ogni parte del mondo.

Il campo del torneo veniva trasformato in un vivace mercato dove i mercanti allestivano bancarelle vendendo ogni sorta di merce: dai gioielli alle armature finemente realizzate, ce n’era per tutti i gusti. I venditori ambulanti inoltre offrivano prelibatezze come carni arrostite, torte e pasticcini: un po’ come gli odierni street food.

Gli animatori vagavano per i giardini, affascinando il pubblico con le loro esibizioni. I giocolieri davano prova della loro destrezza lanciando in aria coltelli o torce fiammeggianti. Gli acrobati stupivano gli spettatori con le loro audaci capriole e capriole.
Oltre a questi diversivi, i tornei spesso prevedevano finte battaglie o rievocazioni di famosi eventi storici. Queste esibizioni consentivano ai cavalieri di dimostrare la loro abilità in diversi scenari di combattimento fornendo intrattenimento alla folla.

Lo sfarzo e il glamour si estendevano oltre il campo del torneo stesso. Si tenevano banchetti in onore dei nobili in visita o dei cavalieri vittoriosi. Queste sontuose feste mettevano in mostra la ricchezza e l’ospitalità dell’ospite, con abbondanza di cibo, vino e intrattenimento.

Il ruolo dei tornei nella società medievale: nobiltà e popolo comune

I tornei medievali giocavano un ruolo significativo nel tessuto sociale della società, sia per la nobiltà che per la gente comune.

Per la nobiltà, i tornei erano un’opportunità per mostrare la propria ricchezza, potere e cavalleria. I tornei permettevano loro di mostrare i loro successi araldici attraverso stendardi, stemmi e araldica.
Non solo: la partecipazione ai tornei forniva anche l’opportunità ai cavalieri di formare alleanze o risolvere controversie attraverso il combattimento. Non era raro che le rivalità tra casate nobili o singoli cavalieri venissero risolte sul campo dei tornei piuttosto che attraverso la guerra aperta.

Anche la gente comune giocava un ruolo fondamentale nei tornei medievali. Hanno fatto da spettatori, contribuendo all’atmosfera con i loro applausi e applausi. Per molti contadini e cittadini che raramente avevano accesso a spettacoli così grandiosi, i tornei offrivano una rara opportunità di intrattenimento e di svago dalla loro vita quotidiana.

I tornei spesso attiravano grandi folle dalle aree circostanti che si accampavano vicino ai campi del torneo. Ciò creava un’atmosfera festosa simile a una fiera o un festival in cui le persone potevano socializzare, scambiare beni e impegnarsi in varie forme di intrattenimento.

In alcuni casi, la gente comune partecipava addirittura direttamente ai tornei come combattenti o come parte dello staff di supporto. Potevano servire come scudieri, assistendo i cavalieri con le loro armature e armi, o come assistenti, assicurando il regolare svolgimento dell’evento.

I tornei medievali continuano ad affascinare la nostra immaginazione secoli dopo. Il loro fascino senza tempo risiede nella loro capacità di trasportarci indietro nel tempo, in un’era piena di cavalleria, sfarzo e battaglie epiche.

Tradizioni culinarie toscane: Ricette dal ristorante Gargonza

tradizioni culinarie toscane

La Toscana, una regione nota per i suoi paesaggi mozzafiato e il ricco patrimonio culturale, è celebrata anche per le sue delizie gastronomiche che hanno resistito alla prova del tempo. Dalle dolci colline del Chianti all’iconica città di Firenze, le tradizioni culinarie della Toscana hanno affascinato i palati per secoli, incantando sia la gente del posto che i visitatori.

Mentre vaghi per le pittoresche strade della Toscana, diventa evidente che il cibo è più che un nutrimento: è uno stile di vita.
Le tradizioni culinarie toscane sono profondamente radicate nella storia della regione, riflettendo la semplicità e l’autenticità che definiscono lo stile di vita toscano.
Dalla filosofia “dalla fattoria alla tavola” alla conservazione di ricette secolari, la gente del posto onora il proprio patrimonio culinario con incrollabile dedizione.

Non si può parlare della cucina toscana senza menzionare la combinazione paradisiaca di ingredienti freschi e di alta qualità e sapori squisiti.
L’olio extravergine d’oliva toscano, famoso in tutto il mondo per il suo gusto distinto, è la pietra angolare di molti piatti, aggiungendo un tocco dorato a tutto, dalla bruschetta alla ribollita.
Erbe terrose come il rosmarino e la salvia infondono agli stufati tradizionali e alle carni arrosto un aroma fragrante che ti trasporta immediatamente nel cuore della Toscana. E non dimentichiamoci del pecorino, alimento base amato nelle cucine toscane, che conferisce le sue note taglienti e sapide a primi piatti e insalate.

La filosofia “dalla fattoria alla tavola”: onorare il patrimonio culinario toscano

La filosofia “dalla fattoria alla tavola” è al centro delle tradizioni culinarie toscane e incarna l’impegno della regione nell’utilizzo di ingredienti freschi e di provenienza locale.
La gente di questa regione nutre un profondo rispetto per la terra e la sua generosità e onora il proprio patrimonio culinario preservando le pratiche agricole tradizionali.

Quando ti siedi per gustare un pasto in Toscana, puoi essere certo che gli ingredienti del tuo piatto sono stati coltivati o allevati con cura.
Gli agricoltori di questa regione danno priorità alla qualità rispetto alla quantità, concentrandosi su metodi agricoli sostenibili che proteggono l’ambiente e garantiscono il massimo livello di sapore.
Dai pomodori succosi pieni di dolcezza ai teneri tagli di carne di animali allevati all’aperto, ogni boccone racconta una storia di dedizione e passione.

Food Photography

Un esempio iconico della filosofia “dalla fattoria alla tavola” nella cucina toscana è la ribollita: una sostanziosa zuppa di verdure a base di pane avanzato e verdure di stagione. Questo piatto nasce come un modo per i contadini di consumare il pane raffermo e sfruttare al meglio il loro raccolto.
Oggi è diventato un piatto amato sulle tavole toscane, dimostrando l’intraprendenza e la creatività che sono al centro di questa tradizione culinaria.

I toscani non solo sostengono gli agricoltori locali, ma preservano anche ricette secolari tramandate di generazione in generazione. Ogni piatto racconta una storia di tradizione e legame con la terra, permettendo ai visitatori di vivere la cultura toscana attraverso le loro papille gustative.

Olio extravergine d’oliva toscano: l’elisir d’oro della cucina toscana

Nessun discorso sulle tradizioni culinarie toscane sarebbe completo senza menzionare uno dei suoi ingredienti più pregiati: l’olio extravergine d’oliva.
Conosciuto come “oro liquido”, l’olio d’oliva toscano è rinomato in tutto il mondo per la sua qualità eccezionale e il suo sapore distinto.

Gli ulivi che punteggiano il paesaggio toscano sono coltivati da secoli, con alcuni uliveti risalenti all’epoca romana. Il clima unico della regione e il terreno fertile creano le condizioni perfette per la coltivazione dell’olivo, risultando in un olio ricco di sapore e con bassa acidità.

L’olio d’oliva toscano è caratterizzato dal suo colore verde vibrante, dall’aroma fruttato e dal finale pepato. Aggiunge profondità e complessità ad una vasta gamma di piatti, dalle semplici bruschette ai sughi elaborati per la pasta.
Come tocco finale versato a crudo sulle verdure grigliate, una buon bistecca o una zuppa rustica è perfetto per elevare le tue creazioni culinarie.

Quando visiti la Toscana, assicurati di visitare un frantoio o di prendere parte a un’esperienza di degustazione per apprezzare appieno le sfumature di questo elisir dorato. Imparerai a conoscere le diverse varietà di olive utilizzate nella produzione, il processo di spremitura e come discernere la qualità dell’olio in base al suo gusto e aroma.

Pecorino: l’amatissimo alimento base della cucina toscana

Il pecorino occupa un posto speciale nella tradizione culinaria toscana. Prodotto con latte di pecora, questo formaggio a pasta dura ha una piccantezza distintiva che aggiunge profondità di sapore a molti piatti toscani.

Nel corso della storia la pastorizia è stata parte integrante dell’agricoltura toscana. L’abbondanza di erbe e erbe selvatiche nella regione contribuisce al gusto unico del formaggio pecorino. Mentre le pecore pascolano su queste piante aromatiche, il loro latte ne assume i sapori, dando vita a un formaggio con sfumature terrose.

Il pecorino viene utilizzato in vari modi nella cucina toscana. Grattugiato su primi piatti come pici o pappardelle, conferisce una ricchezza salata che esalta il profilo aromatico complessivo. Può essere gustato anche da solo, abbinato ad un bicchiere di vino toscano e qualche crostino di pane.

Quando esplori i mercati locali o i negozi di specialità alimentari in Toscana, assicurati di cercare diverse varietà di pecorino. Da quello giovane e delicato a quello stagionato e friabile, ogni tipo offre un’esperienza di gusto unica che mette in mostra la versatilità e la complessità di questo amato formaggio.

Quali sono le specialità regionali del Chianti

La regione del Chianti è sinonimo di vino eccezionale, ma è anche sede di una varietà di delizie culinarie che riflettono il terroir unico di questa zona. Dai sostanziosi stufati ai delicati pasticcini, le specialità regionali del Chianti mettono in risalto i diversi sapori e ingredienti che si trovano nella cucina toscana.

Un piatto iconico di questa regione è la bistecca alla fiorentina, una bistecca con l’osso tagliata spessa grigliata a fuoco vivo. La carne utilizzata per questo piatto proviene da bovini di razza Chianina allevati localmente, noti per la loro carne tenera e saporita.
Viene condito semplicemente con sale, pepe e olio d’oliva prima di essere cotto alla perfezione. Il risultato è una bistecca succosa con l’esterno carbonizzato che cattura l’essenza della cucina toscana, accompagnata con fagioli all’uccelletto, patate arrosto cavolo nero o verdure al forno.

Oltre che per i suoi piatti salati, il Chianti è noto anche per i suoi dolci.
I cantucci sono biscotti alle mandorle tradizionalmente serviti insieme al Vin Santo, un vino dolce da dessert.
Questi biscotti croccanti sono perfetti da immergere nel vino dal colore ambrato, creando un armonioso equilibrio di sapori.

Esplorare le specialità regionali del Chianti ti permette di immergerti nelle tradizioni culinarie che hanno plasmato questa parte della Toscana. Che tu stia assaporando una ciotola di ribollita o concedendoti una fetta di panforte, ogni boccone racconta una storia di tradizione e passione.

Come abbinare il cibo al vino in Toscana

Nessun viaggio attraverso le tradizioni culinarie toscane sarebbe completo senza esplorare l’arte dell’abbinamento dei vini.
La Toscana è la patria di alcuni dei vini più rinomati d’Italia e il giusto abbinamento può elevare la tua esperienza culinaria a nuovi livelli.

Quando si parla di vino rosso, il Sangiovese è il protagonista in Toscana. Questo vitigno prospera nel clima e nel terreno della regione, producendo vini con acidità vibrante, tannini equilibrati e sapori complessi. Un bicchiere di Chianti Classico o Brunello di Montalcino si abbina magnificamente a ricchi piatti di carne come il ragù di cinghiale o l’agnello arrosto.

Se preferisci il vino bianco, la Vernaccia di San Gimignano è assolutamente da provare. Questo vino frizzante e rinfrescante è ottenuto da uve Vernaccia coltivate nella zona di San Gimignano. Le sue note agrumate e le sfumature minerali lo rendono un ottimo compagno per piatti di pesce o insalate fresche.

Per un’esperienza davvero golosa, non dimenticatevi del Vin Santo. Questo vino dolce da dessert è ottenuto da uve appassite e invecchiato per diversi anni in piccole botti. Si abbina perfettamente ai cantucci o ad altri dolci a base di mandorle, creando una sinfonia di sapori sul vostro palato.

Dormire in un castello: come sono fatti i castelli medioevali

dormire in un castello medievale: ecco tutte le stanze

Quali stanze c’erano in un castello medievale oltre alla camera da letto?
Nei castelli dove vivevano un tempo i nobili, le stanze principali utilizzate per mangiare e dormire dal castellano, la sua famiglia e i suoi cavalieri si trovavano nel mastio, la torre rettangolare all’interno delle mura di un castello.

Il mastio (chiamato in alcuni casi anche maschio) è la torre più solida e alta del castello, costruita per essere il posto più forte e sicuro.
Rispetto ai primi castelli, successivamente si iniziarono a costruire torrioni rotondi perché quelli rettangolari potevano essere attaccati negli angoli, che erano le parti più deboli.

La maggior parte dei castelli si trova su una collina, perché?
Il luogo di costruzione è sempre stato strategico: in questo modo eventuali nemici avrebbero dovuto attaccare in salita e i castellani avrebbero potuto giocare d’anticipo vedendoli arrivare.

Come sono fatte le mura dei castelli

Le mura dei castelli sono molto spesse: addirittura in alcuni casi erano spesse circa cinque o sei metri.
Le parti rotonde che sporgono sono chiamate bastioni.
Gli arcieri che difendevano il castello potevano scagliare frecce da questi contro i nemici che attaccavano le mura.
Le frecce potevano anche essere lanciate attraverso strette fessure nelle pareti chiamate “fori del delitto”.
I merli dei castelli erano spesso realizzati così in modo che i difensori potessero schivare dietro di loro mentre colpivano l’esercito attaccante.

I nemici per contrastare la difesa utilizzavano in genere enormi catapulte o arieti o una specie di balestra gigante chiamata arbalest.
Salivano su scale speciali che potevano lanciare e agganciare alle pareti, tenendo gli scudi sopra la testa mentre i difensori lasciavano cadere rocce o versavano olio bollente su di loro.

Veniva utilizzata anche una miscela di farina d’avena bollente, come una specie di porridge mortale che si attaccava ai soldati attaccanti.
La maggior parte dei castelli aveva un fossato o un fossato pieno d’acqua attorno alle mura per rendere più difficile il passaggio agli aggressori. A volte gli aggressori scavavano tunnel sotto il fossato e le mura in modo che parte delle mura crollasse nell’acqua.
Un altro modo per entrare in un castello era utilizzando una “torre d’assedio“.

La torre d’assedio dei castelli

Che cos’era la torre d’assedio? Si trattava di un’alta torre di legno su ruote che poteva essere spostata vicino alle mura. Gli aggressori in cima alla torre avrebbero raggiunto le mura del castello utilizzando il proprio ponte di legno.
A volte l’esercito attaccante circondava semplicemente il castello e aspettava che quelli all’interno finissero il cibo e si arrendessero, ma poiché tutti i castelli tenevano una scorta di cibo pronta, questi assedi potevano durare fino a due anni.

Il muro esterno di un castello era chiamato Bailey.
All’interno del Bailey c’erano gli edifici dove vivevano il bestiame, i cavalli e la servitù del signore del castello.

Il Dongione

Nei castelli medievali, gran parte della vita del signore e dei suoi seguaci si svolgeva nel Donjon o dongione.
Il dongione rappresenta una torre fortificata che, oltre alla sua funzione di presidio difensivo, serviva anche come dimora per la nobiltà e per le guarnigioni nel corso del Medioevo. A volte, era dotato sia di una cinta muraria che di un fossato proprio, accessibile tramite un ingresso appositamente concepito, non direttamente collegato all’esterno.
All’interno del castello c’erano anche locali per la conservazione degli alimenti. Queste stanze dovevano essere rifornite di cibo per durare a lungo nel caso ci fosse un assedio.

Di solito c’era un pozzo, quindi le persone nel castello potevano ottenere acqua fresca. C’erano cucine per cucinare i pasti quotidiani e dispense dove venivano conservati gli alimenti per l’uso quotidiano. C’erano anche la Sala Grande e le camere da letto.
Il Donjon poteva essere alto anche 70 metri, con una torre di guardia dove le sentinelle vigilavano su eventuali attacchi e dalla cui cima sventolava la bandiera del signore.

Com’erano le stanze del castello?

La Sala Grande

La stanza più importante di un castello era la Sala Grande.
È qui che tutti i componenti della famiglia si sedevano per mangiare sui tavoli apparecchiati per ogni pasto.
Era il luogo in cui si tenevano le feste per i giorni speciali o quando c’erano ospiti. La festa di Pentecoste di Re Artù si svolse in una sala del genere.

In questa sala il signore svolgeva quasi tutti gli affari del castello, impartendo ordini sulla gestione del suo patrimonio, ascoltando i rapporti del suo ufficiale giudiziario o del suo reeve (gli uomini che gestivano gli affari sulla sua terra per lui), ascoltando le lamentele di ognuno di loro.
Al centro della sala veniva acceso un fuoco., il fumo poteva fuoriuscire da un buco nel tetto.

Anche con il fuoco, la grande stanza di pietra era comunque molto fredda in inverno, e gli abitanti o gli invitati vestivano sempre con spessi indumenti di lana e pellicce per tenersi al caldo.
Il pavimento era spesso ricoperto di giunchi e paglia (che veniva cambiato quando era molto sporco).
Non c’era molta luce, poiché le finestre dovevano essere piccole e alte in caso di attacco, e al posto del vetro avevano un panno o una pergamena oliata.
La maggior parte delle persone nel Medioevo andava a letto quando faceva buio e si alzava quando faceva luce al mattino.
Le candele erano troppo costose (soprattutto quelle di cera d’api) anche per i signori di molti castelli.
Usavano candele di sego (fatte con il grasso di pecora o capra), torce fiammeggianti o lampade che bruciavano olio di pesce per illuminare le loro Grandi Sale.

Per la decorazione, le travi della sala erano spesso dipinte con motivi: i segni dello zodiaco erano tra i preferiti.
Alle pareti erano appesi degli arazzi (anche questi rendevano l’ambiente un po’ più caldo). C’erano tavoli e panche di legno, con cuscini o tovaglie ricamate. C’erano anche grandi cassapanche di legno intagliato con complicate serrature che contenevano documenti importanti o biancheria o oggetti preziosi per tenerli lontani dai ladri e dai topi.

La camera da letto

I topi erano un problema per i vestiti e nella camera da letto c’era un palo per appendere i vestiti di notte in modo che i topi non li mordicchiassero.
La gente non indossava nulla a letto tranne forse un berretto da notte (le camicie da notte non furono indossate fino al XIV secolo) e dormivano semiseduti.

La cucina

Il cibo veniva arrostito o bollito in calderoni sul fuoco di un focolare fatto di grandi blocchi di pietra. Il lavaggio dei piatti veniva effettuato in una vasca sul pavimento di pietra lì vicino.
Un ricco cavaliere, la sua famiglia e gli ospiti mangiavano bene.
A differenza della maggior parte delle persone, avevano molta carne: cervo, oca, coniglio e lepre.
Il venerdì e i giorni festivi, quando la carne era proibita dalla chiesa, si mangiava pesce o anguille.
Se c’era una festa speciale, gli addetti alle cucine erano impegnati a preparare il cinghiale, o il cigno arrosto, o anche il pavone arrosto, servito con tutte le sue piume come decorazione.
Altri uccelli apprezzati nel Medioevo erano le colombe, le allodole, i tordi e le cinciallegre, alcuni di questi venivano catturati dal castellano e dai suoi amici mentre erano a caccia con i loro falchi.

I Servizi igienici

Dove andavano in bagno le persone quando vivevano in un castello?
Molti castelli avevano servizi igienici in pietra costruiti sopra buchi nei muri esterni.
Questi si svuotavano in una fossa molto più in basso.
I Cavalieri Teutonici (monaci-guerrieri dell’Europa centrale) che vivevano nel castello di Malbork in Polonia erano soliti uccidere i loro nemici invitandoli ad essere ospiti al castello e poi gettandoli nel gabinetto.
I castelli medievali non avevano bagni con acqua corrente, eppure alla gente piaceva fare il bagno. In alcuni castelli accanto alla cucina vi era una stanza dove le donne facevano il bagno in gruppo.

Cosa si mangia a Natale in Toscana: i piatti della tradizione

pranzo di natale in toscana: il menu di Gargonza

Il pranzo di Natale in Italia, come nel mondo, è sacro e vede protagoniste alcune pietanze imprescindibili.

Ricchi antipasti, classici tortellini in brodo (o altri tipi di pasta ripiena in base alla regione), piatti di carne o pesce, pandoro e panettone a seconda dei gusti, frutta secca e agrumi.
Ma ogni regione ha la sua, vediamo in linea di massima come si mangia a Natale in Toscana.

Il pranzo di Natale in Toscana

Un classico pranzo di Natale in Toscana vedrà come antipasto i crostini ai fegatini, rigorosamente di pollo.
In tutta la Toscana ogni famiglia prepara la propria versione e sono semplicissimi da preparare: si saltano in padella i fegatini con un soffritto di cipolla, sedano e carota e si va a sfumare con del vino bianco.
Vengono poi tagliati a punta di coltello e rimessi in padella aggiustandoli di sale e pepe ma senza esagerare: la sapidità del piatto viene data da acciugha e capperi tritati.

A parte il pane toscano (senza sale) e magari raffermo, leggermente bagnato e messo in forno per renderlo croccante.
Non vi resterà che spalmare i fegatini e servire i vostri crostini su un piatto da portata: non dureranno molto.
Ma non è un antipasto di Natale se non è ricco!
Perciò un antipasto tradizionale toscano dovrebbe contenere salumi misti, pecorino, olive.
Un’alternativa vegetariana (ma anche vegana) è la Cecina (torta di ceci) da servire tiepida.

Primi piatti natalizi toscani

Sui primi piatti ci sono diverse scuole di pensiero.

Non possiamo non citare i cappelletti in brodo: si possono comprare ma il brodo vi consigliamo di prepararlo in casa, ha tutto un altro sapore.
Il brodo per i cappelletti va fatto con il cappone bollito il giorno prima in acqua fredda con cipolla carota e sedano.
Il cappone può essere mangiato come lesso (buonissimo), il brodo ricavato va utilizzato il giorno dopo per cuocere i cappelletti.

Un altro primo piatto tradizionale del pranzo di Natale è la pasta fresca all’uovo con ripieno di spinaci e ricotta oppure il più classico ripieno di patate (tipico del Mugello).

Il sugo deve essere ricco: andrà benissimo un semplice ragù di carne ma per dare un certo prestigio alle loro tavole i toscani amano utilizzare la selvaggina (selvaggina). A chi piace la selvaggina può preparare un sugo di cinghiale o di lepre.
Per una versione vegetariana vi basterà condire i vostri ravioli o tortelli con burro e foglie di salvia.

Cosa si mangia di secondo al pranzo di Natale in Toscana

Secondo piatto: l’arista di maiale.
Arista è il nome toscano del lombo di maiale arrosto, molto diffuso nel pranzo della domenica, soprattutto a Firenze.
L’Arista toscana è molto semplice da preparare e viene condita con aglio, rosmarino fresco, salvia, sale e olio extravergine di oliva.

I dolci tradizionali toscani di Natale

Concludiamo il pasto con un dolce natalizio tradizionale toscano con una ricetta vecchia di 1000 anni: il Panforte e alcuni biscotti natalizi speciali come cavallucci e ricciarelli accompagnati da Vin Santo.

Di sicuro non mancheranno nemmeno i cantucci, ma quelli non mancano mai.
Il panforte è un dolce denso e denso di origine medievale. Dapprima veniva preparato dai monaci nei monasteri e donato simbolicamente in occasioni particolari, poi passò nelle mani degli speziali: zucchero, mandorle, frutta candita e spezie erano ingredienti preziosi come l’oro, e come l’oro erano custoditi da queste figure a metà tra un alchimista e un farmacista, in enormi barattoli di vetro su scaffali di legno scuro.

Le spezie sono ciò che lo rendono unico, un panpepato toscano. Il suo odore pungente e mielato è per me il vero profumo del Natale, insieme a quello delle mandorle e delle scorze d’arancia dei ricciarelli.

I Cavallucci sono una delle prelibatezze natalizie più famose della Toscana, risalenti al Rinascimento, quando il consiglio della chiesa regalava panpepato e cavallucci ai suoi membri. Originari di Siena, questi biscotti di vecchia concezione hanno una consistenza morbida e sono realizzati con farina 00, noci, canditi, semi di anice e spezie.

Nessuno conosce l’origine esatta del loro nome (che deriva da cavallo). Alcuni credono che derivi dalla loro forma, con un solco centrale che ricorda uno zoccolo di cavallo, o forse perché un tempo su di essi era impresso un cavallino. Altri sottolineano come fossero spesso consumati dai lavoratori dei roadhouses, dove i viaggiatori si fermavano per riposarsi e cambiare i cavalli.
In origine erano più semplici: niente noci né canditi, solo farina, miele, zucchero e semi di anice. Si sono arricchiti nel corso dei secoli per soddisfare i gusti sempre più esigenti della borghesia.

A metà tra una piccola pasta frolla e un biscotto alle mandorle, i ricciarelli sono caratterizzati da una spolverata di zucchero a velo, da un interno morbido che si scioglie in bocca e da un profumo deciso di mandorle amare. L’origine dei ricciarelli di Siena risale al XV secolo: la pasta di mandorle – sotto forma di marzapane o Marzapanetti – un tempo era molto apprezzata in città e Siena era famosa anche fuori dal suo territorio per la sua produzione. I biscotti di pasta di mandorle erano riservati al sontuoso banchetto dei Signori perché costituiti da ingredienti pregiati, principalmente mandorle e zucchero. Erano così pregiati e raffinati che i dolci di marzapane venivano venduti nelle botteghe degli speziali insieme ai farmaci e alle spezie più esotiche dell’epoca.

Oggi, insieme al panforte, i ricciarelli sono forse uno dei dolci senesi più caratteristici: nel periodo natalizio potete trovarli in tutte le pasticcerie e panifici di Siena.
Nonostante si tratti di una ricetta tradizionale, è anche un dolce dal sapore moderno, poiché sono naturalmente privi di glutine e lattosio, rendendoli così un biscotto natalizio in grado di soddisfare le esigenze di tutti.

Il menu di Natale al Castello di Gargonza

E se voleste festeggiare un Natale speciale tra le mura di un castello medievale, il Castello di Gargonza propone il suo menu per l’occasione:

Aperitivo di benvenuto, le bolle frizzanti con le frivolezze della cucina per accogliervi nel calore delle nostre tavole.

Baccalà mantecato all’olio extra vergine di oliva
Antipasti
Roché di fegatini
Terrina di cappone con glassa ai frutti di bosco
Flan di broccoli viola con fonduta di formaggio erborinato De’ Magi
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Agnolotti in brodo di cappone
Risotto al midollo e zafferano
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Bollito misto con trittico di salse e giardiniera in agrodolce
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Torta fredda al limone con riduzione al Gin
Panettone della tradizione con crema calda al Vin Santo
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Dalla Cantina

Vermentino Costa Toscana, Marchesi Ginori Lisci, 2022
Montescudaio DOC Merlot Bio, Marchesi Ginori Lisci 2020
€ 70,00 a persona vini inclusi

Per i bambini con posto a tavola € 30,00 a persona.
Lo stesso menu è disponibile per celiaci.
Per info e prenotazioni info@gargonza.it oppure tel. 0575/847021

Natale e Capodanno da sogno al Castello di Gargonza

festeggiare natale e capodanno al castello di Gargonza

Le festività natalizie sono uno dei periodi più belli dell’anno.
Suggestivi e accoglienti, da trascorrere con le proprie persone preferite ancor meglio se in luoghi ameni.

Avete mai pensato di celebrarle in un modo alternativo e inusuale, come all’interno di un castello?
Il Castello di Gargonza è pronto ad accogliervi tra le sue mura e catapultarvi in un’atmosfera unica e di un altro tempo.

Come si festeggiava Natale nel medioevo

Sebbene nel calendario europeo medievale vi fossero numerose festività, il Natale rappresentava il momento clou con dodici giorni di festeggiamenti.
Dai contadini alle classi agiate il periodo natalizio era dedicato ad una lunga pausa.

Come trascorrevano le festività natalizie i nobili nel Medioevo

Lo scambio di regali per i ricchi a Natale includeva gioielli e abiti pregiati e veniva effettuato sia il 25 dicembre che il 1° gennaio.
Tuttavia, era spesso il cibo ad essere considerato la parte migliore delle celebrazioni.
I castelli medievali venivano allestiti a festa decorando una delle stanze più spettacolari, con vegetazione festosa come l’edera e l’agrifoglio.
Il pasto solitamente era un pranzo anticipato con più portate, magari con delle pietanze stravaganti preparate dai cuochi per stupire durante l’occasione.
Ad esempio, la testa di cinghiale su un piatto o un cigno o un pavone arrostiti con le piume.

Come trascorrevano le festività natalizie i contadini

Il Natale veniva celebrato in tutte le classi sociali.
Tuttavia, molti non potevano permettersi il lusso di una grande festa e di regali costosi.
I lavoratori liberi nelle tenute ricevevano regali dal loro signore.
Questa tradizione si è diffusa nel corso dei secoli facendo sì che i servi ricevessero una scatola di regali il 26 dicembre (da cui il nome “Santo Stefano”).
I bambini ricevevano dai genitori semplici giocattoli, come bambole e biglie.

Anche i contadini potevano decorare la loro casa poiché la vegetazione come l’agrifoglio si trovava facilmente
La tradizione di bruciare il ceppo di Natale continuò anche in epoca medievale. Questo avveniva quando una grande sezione del tronco d’albero veniva incendiata la vigilia di Natale e continuava a bruciare per i dodici giorni di Natale.

Le famiglie si concedevano cibi che di solito non compravano, come formaggio e carne bollita. Bevevano anche la birra, tipicamente prodotta dalle contadine.

Il 1° gennaio era ancora considerato un giorno importante, anche se non si scambiavano doni.
Si diffuse invece una superstizione secondo la quale per portare fortuna nel nuovo anno fosse importante chi visitasse per primo la casa di una persona il giorno di Capodanno (First step).

L’intrattenimento natalizio

Ovviamente, il bere era una parte importante delle festività natalizie e ci sono resoconti di Lord preoccupati per le rivolte durante le festività natalizie.
Anche i giochi erano popolari, compresi i giochi da tavolo come gli scacchi che vengono giocati ancora oggi.
I pasti natalizi erano generalmente seguiti da canti festivi, balli, musica e sport.
Gli strumenti musicali popolari includevano flauti, liuti e tamburi.
La versione medievale del calcio prevedeva lo spostamento della palla in una posizione predeterminata e aveva pochissime regole.
Le persone legavano anche le tibie dei cavalli ai loro piedi per provare a pattinare sui laghi ghiacciati durante l’inverno.

Per trascorrere il vostro Natale e Capodanno 2023 come in una fiaba d’altri tempi, venite al Castello di Gargonza!

Per entrambe le festività sono previsti dei menu speciali in un’atmosfera magica e unica che solo un castello del medioevo può regalare.

Sagre autunnali e mercatini di Natale in Toscana

natale in toscana sagre e mercatini

La stagione dell’autunno e dell’inverno in Toscana è un tripudio di colori e di eventi dedicati per vivere al meglio le sue città e i suoi paesaggi incredibili.
Si può approfittare delle giornate miti e dei weekend per muoversi tra piccoli borghi tipici e cittadine tutte da esplorare.

Meglio ancora se ci si muove in prossimità di eventi, fiere e sagre.

Arezzo città del Natale

Imperdibile per tutti gli amanti del Natale è l’evento che ogni anno organizza la città di Arezzo: una grande fiera piena di creazioni artigianali e banchetti dove gustare pietanze invitanti.
Quest’anno si terrà dal 18 novembre 2023 al 1° gennaio 202 .
Cosa non perdere? Il magico centro storico di Arezzo dove troverete il Prato delle Meraviglie con ruota panoramica per godere della vista dall’alto di tutta la città e mercatini tradizionali.
Immancabili saranno le installazioni luminose, il Christmas Brick Art e il Villaggio tirolese.
Il più grande mercato tirolese d’Italia sarà allestito dal 18 novembre al 26 dicembre e conterà 32 casette di legno disposte attorno ad una grande baita.
Che cosa troverete? Tantissime idee per i regali di Natale, gli addobbi dell’albero, luci, la tipica birra tirolese, musica e specialità gastronomiche.

I più piccoli non resteranno delusi dalla Casa di Babbo Natale, dove saranno organizzati laboratori a tema.
Non dimentichiamoci dell’Arezzo Christmas Brick Art! Che cos’è? Una meraviglia che piacerà a grandi e piccini: il grande Villaggio LEGO di Natale che resterà aperto ai visitatori dal 18 novembre al 26 dicembre.
Qui troverete oltre 400 mq di esposizioni, mostre e laboratori interamente incentrati sui mattoncini più famosi al mondo: uno spazio immenso dove non mancheranno aree tematiche e iniziative speciali

Sagre enogastronomiche d’autunno in Toscana

Ecco di seguito un piccolo elenco di Sagre che si svolgono a novembre 2023 in Toscana a distanza di macchina dal Castello di Gargonza, un’ottima occasione per organizzare una gita in uno dei tanti meravigliosi borghi della regione, per trascorrere una giornata all’insegna del buon cibo e dei colori autunnali.

  • Autumnia dal 10 al 12 novembre 2023 a Figline Valdarno (FI).
    Un weekend fuori porta: a meno di un’ora dal Castello di Gargonza si tiene una fiera speciale dedicata ai prodotti del territorio e incentrata su agricoltura, ambiente e alimentazione.
    Saranno infatti presenti 25 aziende agricole del territorio con i loro prodotti a chilometro zero, 13 cooking show in tre giorni, e un’esposizione zootecnica che conta oltre 50 animali da fattoria.
  • Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi da sabato 11 novembre 2023 a domenica 19 novembre 2023 a Montalcino, Siena.
    Il festival si svolge nel cuore di uno dei territori più vocati per la raccolta del tartufo in Italia. San Giovanni d’Asso, un incantevole borgo medievale circondato da colline morbide e la natura incontaminata, offre un rifugio lontano dal caos urbano e dalle attività industriali. I tartufi bianchi raccolti qui sono tutti a km 0, raccolti esclusivamente dai tartufai affiliati all’associazione provinciale.
  • Sagra del Tartufo Bianco e Nero dal 04/11/2023 al 12/11/2023 – Comune di Scarperia e San Piero in provincia di Firenze.
    A meno di due ore di macchina dal Castello di Gargonza: perché non trascorrere un’intera giornata da veri gourmet e provare tutte le leccornie a tema tartufo? Ce n’è per tutti i gusti, sia bianco che nero.
  • Festa di San Martino e dei Bringoli dal 11/11/2023 al 12/11/2023 nel Comune di Anghiari.
    In provincia di Arezzo, a circa un’oretta di macchina dal Castello di Gargonza, durante il secondo weekend di novembre si terrà la 35ª edizione della Festa di San Martino e dei Bringoli. Protagonista della giornata, la cittadina di Anghiari, nota per aver dato i natali a Piero della Francesca e per essere tra i borghi più belli d’Italia, che per l’occasione celebrerà la gastronomia locale.
    Si potrà infatti fare scorpacciata di bringoli, un piatto povero della tradizione locale: spaghettoni preparati con acqua e farina e fatti rigorosamente a mano, conditi con ricchi sughi di carne o funghi. Imperdibili anche le salsicce, il tradizionale brustichino e le castagne, il tutto annaffiato da generoso vino novello.
  • Castagne e Vino Novo dal 01/11/2023 al 10/12/2023 Comune di San Gimignano.
    Gli amanti delle castagne possono spostarsi invece in provincia di Siena, ad un’ora e un quarto di macchina, per visitare il meraviglioso borgo di San Gimignano e per gustare le regine della stagione: le castagne.
  • Festa del Tortello, Porcino e Marroni del Mugello dal 29/09/2023 al 19/11/2023 Comune di Vicchio.
    Imperdibili perle autunnali che si possono gustare per più di un mese
    I tortelli mugellani sono tipici con il ripieno di patate e poi serviti con diversi sughi, mentre il fungo porcino e i marroni del Mugello sono preziosi regali dell’autunno, da gustare finché si può.
  • Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco dal 11/11/2023 al 26/11/2023 Comune di San Miniato.
    Si vola in provincia di Pisa, a un’ora e mezza di distanza dal Castello di Gargonza, per lasciarsi deliziare da pietanze autunnali a base di tartufo bianco. La fiera, ormai organizzata da diversi anni, è un ottimo momento anche per acquistare prodotti a base di tartufo e approfittarne per fare regali e pensieri di Natale.

E per il pernottamento da sogno, dopo giornate ricche di eventi e leccornie gastronomiche ci pensa il Castello di Gargonza.
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